Athena: la storia incendiaria di una rivolta contro il fato

Nonostante siano ormai passati sessant’anni dalla fine della guerra d’Algeria, che portò circa un milione di nuovi abitanti sul territorio francese, il tema dell’immigrazione è, ancora oggi, uno dei più dibattuti, dal momento che la comunità algerina residente in Francia lamenta condizioni sfavorevoli e di discriminazione. Athena, ultima fatica del regista francese Romain Gavras, presentata in Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2022, è capace di far risaltare le criticità e le contraddizioni interne alla società francese. È un film incendiario, colpisce come una molotov: non c’è scampo per nessuno, tutti sono colpevoli e tutti sono innocenti, non vi è una distinzione netta fra ciò che è bene e ciò che è male.

In seguito all’uccisione di Idir per mano, si presume, di un manipolo di poliziotti, scoppia nel quartiere popolare Athena una vera e propria guerriglia urbana, guidata da Karim, fratello della vittima. Da un lato, però, Karim dovrà fare i conti con la polizia, che non ha alcuna intenzione di trovare i colpevoli, e, dall’altro, con il fratello maggiore Abdel, soldato appena tornato dalla guerra, che tenterà in ogni modo di dissuaderlo dall’idea di farsi giustizia da solo e, al contempo, di instaurare un dialogo tra rivoltosi e forze dell’ordine.

L’intera pellicola si articola attraverso un susseguirsi di piani sequenza gestiti in modo perfetto e altamente suggestivi, a partire dalla prima sequenza in cui la cinepresa segue i guerriglieri nell’assalto alla caserma di polizia e poi nella successiva fuga verso Athena, il tutto unito ad un montaggio serrato che non lascia neanche un momento di tregua allo spettatore.

È lo stesso Gavras a parlare di tragedia greca in relazione al suo film e, in effetti, i temi ci sono tutti: vendetta, supplica, follia; i terribili eventi che si susseguono permettono allo spettatore di immedesimarsi negli impulsi che li generano, da una parte empatizzando con le emozioni dell’eroe tragico, dall’altro condannando la violenza delle sue azioni. Come nell’epica omerica, i protagonisti sviluppano un rapporto diretto con la divinità, che in questo caso prende la forma di una banlieue, chiamata appunto Athena, una divinità che quando è in collera può diventare spietata, che li consiglia nelle strategie di combattimento, li istruisce alla violenza e li guida nei labirintici corridoi dei palazzi.

I protagonisti di Athena non possono sottrarsi al loro destino, sono emarginati ai quali non è stata concessa la possibilità di decidere della propria vita. Confinati in un sobborgo malfamato, presentato come fosse una fortezza urbana, tutti svolgono il proprio ruolo, nessun estraneo può accedervi ma soprattutto nessuno ne può uscire. Nei loro occhi si riflettono le fiamme di una vendetta catartica, provano soddisfazione al pensiero di ciò che sta accadendo, ma sarà sufficiente per annullare il dolore o pareggiare il torto subito?

Come delle molotov, si incendiano, il fuoco arde dentro i loro corpi, li consuma fino a farli esplodere in una rivolta violenta con la velleità, purtroppo, di rivendicare la propria esistenza e con l’auspicio di un futuro migliore in cui gli venga concessa la possibilità di integrarsi nella società.

A cura di Samuele Consoletti