Dopo un lungo periodo di lontananza, il giovane Tommaso si ritrova ad aiutare il padre Renato con il ranch di famiglia e con un cavallo indomabile che l’uomo vuole trasformare in un campione di cross–country. I due intraprendono un vero percorso a ostacoli nel tentativo di affrontare i vecchi rancori e ritrovare quel legame che li ha uniti in passato.
Brado è il terzo film da regista di Kim Rossi Stuart, adattato dalsuo racconto La lotta. Come nel suo esordio, Anche libero va bene(2005), troviamo al centro della narrazione un complicatorapporto tra padre e figlio, i quali portano di nuovo i nomi di Renato e Tommaso; ritornano persino i personaggi della sfuggente Stefania, sempre interpretata da Barbara Bobuľová, e della sorella di Tommaso, Viola. Ma vi è un’ulteriore caratteristica ricorrente: anche in questo film il regista, pur mettendo in scena ambientazioni non comuni nel cinema italiano contemporaneo, non trova il coraggio di osare e di andare alla ricerca di una propria identità autoriale. Ciò non vuol dire, tuttavia, che la pellicola non sia curata nel contenuto. È soprattutto la caratterizzazione dei due protagonisti a colpire, due facce opposte ma complementari della stessa medaglia, messe ora in contrasto ora a confronto, o addirittura scambiate di ruolo (è Tommaso a rimproverare a Renato di rincorrere sogni impossibili, al contrario di lui che ha un lavoro stabile e redditizio – nonostante gli manchi letteralmente un terreno solido su cui poggiare i piedi). Benchéfungano da piacevole accompagnamento alla fotografia, le musiche non sono particolarmente memorabili, ma il loro mancato contributo non impedisce al film di emozionare attraverso un buonlavoro di introspezione e un finale che, per quanto prevedibile, risulta genuino nella sua costruzione, anche grazie a una buona performance da parte del giovane Saul Nanni. Presentato alla Festa del Cinema di Roma.
A cura di Melissa Marsili