Oggi l’America parla greco antico
Settemilatrecentocinquantasei. 7.356 gli omicidi a Chicago tra il 2001 e il 2015. Il numero di soldati americani morti in Iraq tra il 2003 e il 2011 è di “appena” 4.424. Chi-raq, Chicago come l’Iraq, nell’America dove è più facile acquistare una pistola che un computer, e la vita di un nero vale meno di un dollaro. Chi-raq, dove la comunità black è vittima e carnefice di se stessa, come l’esercito americano in Medioriente. Chi-raq, dove vicini di casa e poliziotti fanno paura allo stesso modo.
Spike Lee rivisita la Lisistrata di Aristofane per mostrarci i peggiori difetti dell’America contemporanea sotto la luce della satira, proprio come il commediografo greco usava prendersi gioco della sua Atene. E lo fa usando i caratteri propri della commedia: dialoghi in rima, giochi di parole, mediazione del coro, musiche, balli e canti. Solo che nel sud di Chicago al posto del metro greco si usa la rima rappata, e la guerra non è tra due Leghe nemiche, ma tra bande di quartiere.
Viola per gli Spartani, arancione per i Troiani, il colore definisce in modo drastico e netto le fazioni rivali, entrambe appartenenti alla comunità nera, entrambe consumate dalle incessanti sparatorie. Ma i cecchini hanno una pessima mira, e spesso e volentieri, per le strade della South Chicago, sotto i proiettili ci finiscono i più piccoli. La loro unica colpa: essere usciti di casa per giocare. Ed ecco che questa volta tocca a Patty, l’ennesima bambina innocente coperta di sangue, l’ennesimo sparo in pieno giorno, l’ennesimo omicidio sotto gli occhi di tutti. Eppure, nessuno ha visto niente. Perché nessuno vede mai niente, a Chi-Raq.
Quella che ci si presenta è la faccia più drammatica dell’America, ma Spike Lee riesce a denunciarla con un sorriso satirico, portando tutto all’esagerazione, facendo di tutto una caricatura. Così, tra accenti tragici e comici doppi sensi, vediamo la bella Lisistrata convincere le donne del quartiere a fare uno sciopero del sesso per obbligare i propri uomini a interrompere le rivalità. Ne nasce un movimento, il “No peace = No pussy”, l’armeria cittadina viene occupata, e queste donne che lottano per la pace diventano un simbolo. In tutto il mondo mogli, fidanzate, prostitute e stripper si astengono dall’avere rapporti con i propri compagni e protestano per le strade chiedendo la pace.
Gli Stati Uniti d’America, la prima potenza al mondo, messa in ginocchio da un gruppo di donne che reclamano a gran voce un mondo più equo, dove poter far giocare i propri bambini all’aperto senza la paura di perderli sotto i colpi di pistola. Un mondo in cui lo Stato si occupi delle periferie, dell’istruzione, degli ospedali, in cui i ragazzi possano trovare una via alternativa alla delinquenza. Proprio come Aristofane criticava e prendeva in giro le alte cariche ateniesi, la magistratura oligarchica e antidemocratica, così Spike Lee si prende gioco dell’America che spende per guerre estenuanti, ma abbandona quei suoi cittadini che considera di serie B. Quell’America che investe tanto nell’esercito, ma poi vede i suoi poliziotti messi in ridicolo. Quell’America che viene osannata come baluardo della democrazia, ma alla fine, proprio come l’Atene di Aristofane, tanto democratica non è.
A cura di Margherita Ceci