Scoprire lo spazio per ritrovare sé stessi
Ellie Arroway è una bambina di nove anni, fin da piccola accesa dalla passione per la comunicazione via radio, interesse che le viene tramandato dal padre, Ted, che con il suo hobby colma il silenzio lasciato dalla scomparsa della moglie. Improvvisamente Ted viene colto da un malore ed Ellie, nonostante il disperato tentativo di salvarlo, deve arrendersi ad una seconda prematura tragedia. Questo trauma ingiusto la spinge a rifiutare con forza l’idea di Dio, iniziando di contro a dedicarsi con convinzione e determinazione allo studio della scienza, in particolare alle stelle ed alle forme di vita che le popolano. Lo spazio incontaminato comunica con Elly più di quanto non faccia lei stessa, nascosta dietro a domande ed enigmi indecifrabili, curiosa di scoprire il mondo ma, ancor di più, ciò che di inesplorato circonda il mondo. La fame di risposte, la curiosità e la voglia di viaggiare spingono Ellie oltre i confini dell’ignoto, in un viaggio spirituale alla ricerca di una risposta.
Il prologo iniziale del film, un profondo e struggente racconto dell’infanzia di Ellie, lascia spazio nella narrazione a tre tempi ben definiti: l’inizio dell’ascolto dello spazio galattico; l’arrivo del messaggio della stella Vega ed infine il lancio dell’astronave. Un racconto strutturato e preciso, chiaro nella narrazione e capace di raccontare una storia complessa con dovizia di particolari, senza mai intaccare la solidità del costrutto narrativo. Un’opera pienamente riuscita a Zemeckis sotto ogni punto di vista, una confezione artistica impeccabile in un racconto avvolgente e dinamico. Concepire un film di fantascienza innovativo negli anni ’90 sarebbe stato difficile solo per l’immaginazione necessaria, saperlo poi realizzare creando ancora oggi un forte senso di stupore è un risultato sorprendente (caratteristica comune solo ai grandi, grandissimi registi).
Ancora una volta scienza e religione si incontrano e si scontrano, ognuna delle due affila le armi per una battaglia ideologica che si esaurisce in sé stessa. Non è, come sempre, la verità a voler prediligere uno dei due metodi di ricerca ma l’unione delle due a fornire risposte concrete per gli occhi e per l’anima, per lo spirito calcolatore di Ellie e l’inguaribile amore. La soluzione proposta è che il sentimento religioso, se fondato su una fede schietta e senza etichette, non contraddice la scienza, se cresciuta irrobustita sulla libertà e sull’autocritica. Il finale della pellicola restituisce – come facilmente prevedibile – un sentimento di totale ottimismo, cieca speranza verso una scienza capace di dare risposte alle domande dell’anima. Un film riuscito, precursore nel tempo di un genere cinematografico sempre più in espansione e sempre più alla ricerca di interpreti validi.
A cura di Alessandro Benedetti