Saverio Costanzo e la sua notte di eccessi

Esterno, notte: siete persi tra gli studi di Cinecittà e vi imbattete in una feroce leonessa rinchiusa in una gabbia. Pochi secondi dopo, una macchina si accosta accanto a voi: a bordo, due famosi attori di Hollywood e un gallerista americano trapiantato in Italia da diversi anni vi propongono di accompagnarvi a casa. Accettate l’invito?

Inizia così l’avventura di Mimosa, giovane popolana promessa ad un poliziotto di cui era innamorata l’estate prima, ma che ora non è più così sicura di voler sposare. Il suo futuro è però ormai certo agli occhi dei genitori, e a Mimosa non resta che sognare di incontrare le star dei film che guarda con la madre e la sorella Iris. All’uscita di un cinema, dopo aver visto un film con Alida Valli, un ragazzo le chiama: Iris è molto bella, è così bella che potrebbe lavorare nello spettacolo. Si occuperà lui di trovarle una parte, basta che la ragazza si trovi a Cinecittà qualche giorno dopo. Mimosa potrà accompagnarla, ma alla fine sarà lei la vera protagonista di un’avventura lunga un sogno.

Semplice e pacata, Mimosa rimane abbagliata dalla guida della sua avventura, Josephine Esperanto. Enigmatica ed irraggiungibile, Josephine (Lily James) incarna tutto ciò che Mimosa non è: il mondo del cinema è il suo regno, che domina con grazia e fascino. È facile essere attratti dalla magnetica personalità dell’attrice, che ricorda neanche tanto vagamente la Liz Taylor di Cleopatra; ben più difficile è prenderne le distanze, infatuati da una figura così lontana dalla gente comune. Arduo, ma necessario, come ricorderà più avanti Alida Valli (Alba Rohrwacher) alla ragazza: il mondo dello spettacolo, in apparenza perfetto, fagocita ed annienta rapidamente chi non è accorto.

Per una notte, tuttavia, Mimosa può scappare dalla sua realtà per tuffarsi tra gli eccessi della Roma mondana degli anni ’50, e lo farà sotto le mentite spoglie di una fittizia poetessa svedese, ispirando con la sua purezza cuori saturi di vizi ed al contempo scoprendo meglio sé stessa.

Saverio Costanzo, dopo quasi dieci anni di lontananza ed il successo della serie L’amica Geniale, si riavvicina ai lungometraggi con Finalmente l’alba, che in origine doveva trattare dell’omicidio irrisolto di Wilma Montesi, giovane aspirante attrice trovata annegata nel 1953 su una spiaggia nei pressi di Roma. «Poi, come accade spesso scrivendo, l’idea iniziale è cambiata e piuttosto che far morire un’innocente ne ho cercato il riscatto», spiega lo stesso regista: «Mi piace infatti pensare che Finalmente l’alba sia un film sul riscatto dei semplici, degli ingenui, di chi è ancora capace di guardare il mondo con stupore. La protagonista Mimosa è un foglio bianco, su cui ognuno dei personaggi in cui s’imbatte scrive la sua storia, senza paura di essere giudicato».

Con una mossa alla Tarantino, Costanzo riscrive in parte una storia dando una nuova dignità alla semplicità del popolo. Seppur con qualche somiglianza di troppo al recentissimo Babylon, Saverio ci consegna uno scorcio della grandiosità dello showbiz degli anni d’oro del cinema italiano e cerca di darne una sua versione dedicandola al padre Maurizio, scomparso da poco.

Wilma Montesi resta sempre sullo sfondo, come monito per Mimosa e per lo spettatore, che vengono rapiti da un mondo a cui non potranno mai appartenere fino in fondo. Una notte di caos, una notte di eccessi è lecita, ma, finalmente, l’alba ci riporta alle nostre vite mortali.

A cura di Claudia Maria Baschiera