Free Fall: non basta aver ragione, bisogna avere anche qualcuno che te la dia

Tom è un giovane operatore finanziario che lavora per una banca londinese. I suoi colleghi, più navigati e cinici, lo sbeffeggiano duramente perché il giorno precedente ha fatto diversi errori, perdendo un numero spropositato di sterline. Dall’ufficio si affaccia anche il capo, che gli consiglia di stare attento, perché errare è umano, perseverare è diabolico: insomma, se sbagli anche oggi, quella è la porta. Tom è nervoso, anche perché la mattinata non va come dovrebbe: il bilancio è ancora in rosso, e non di poco. Sono le 13:46, le mani sono tra i capelli. Un collega riparte con gli insulti, un altro cerca di tirargli su il morale. Nulla di strano, del resto: al massimo Tom verrà licenziato, ma cosa vuoi che sia? Sai quanti Tom sono passati e quanti se ne sono andati? Sono cose che capitano, a volte va bene, a volte va male. Il mondo fuori continua ad andare avanti.

Eh no, quella mattina, il mondo fuori non continua ad andare avanti. Se a Londra sono le 13:46, a New York sono le 08:46, e quel giorno data 11 settembre 2001. E alle 08:46 di New York dell’11 settembre 2001, il mondo smette di essere quello che è stato fino alle 08:45 ed entra in una nuova fase. A Londra, gli impiegati vengono distratti da una notizia dell’ultim’ora: la Torre Nord del World Trade Center è stata colpita da un aereo, non si sa se commerciale o di linea, in pieno giorno. Il cielo è limpido e privo di nuvole, ma in tutto il pianeta ancora si pensa sia solo un incidente. Tom inizia ad avere i suoi dubbi: possibile che, con un cielo così, un pilota si abbassi tanto da andare a scontrarsi contro un grattacielo? Ricordiamo che gli aeroplani volano tendenzialmente tra gli 8.500 e i 12.000 metri da terra, mentre il World Trade Center si alzava da terra di “soli” 417 metri. No, no: qualcosa non torna. Tom fa un paio di chiamate, tutte a conoscenti che vivono su suolo americano, possibilmente nei pressi di New York. Da queste poche fonti, viene a sapere che la no fly zone è su tutta Manhattan. «È un attacco terroristico», pensa immediatamente, «dobbiamo scommettere contro il mercato e vendere tutto». «What the fuck are you talking about?» è la mite risposta del capo quando Tom gli comunica la sua intuizione. Ma dopo un po’ di insistenza, riesce a convincerlo e la squadra si mette al lavoro: in pochi minuti vendono tutti i titoli che hanno e il bilancio scende sempre giù, fino a quando non scoccano le 09:03. Essendo le telecamere di tutto il mondo già puntate sul WTC, questa volta l’attacco è in diretta internazionale. Dal lato sinistro dello schermo, entra in campo un aereo, che a tutta velocità si scaglia contro la Torre Sud. È uno shock totale. Da quel momento non ci sono dubbi: si tratta di un attacco terroristico a tutti gli effetti. Tom aveva ragione, il capo gliel’ha data e il mercato crolla.

Molto spesso, l’impressione che si ha dei cortometraggi è figlia di pregiudizi. «Come si può raccontare una storia in 15 minuti?», è l’immediata idea che nasce nella mente dello spettatore. Nondimeno, se si riflette, concentrare tutto lo sforzo in un tempo così breve richiede grandi capacità, perché ogni secondo è essenziale e non può essere sprecato. Tenenbaum, regista francese di Free Fall, ispirandosi ad una storia vera, è abilissimo a creare suspense, a dare l’idea di un tipico ambiente lavorativo composto da maschi alpha, e a rendere lo spettatore così coinvolto dal racconto da parteggiare per Tom. Infine, come se non bastasse, trova il tempo di tirarci un pugno nello stomaco con l’ultima telefonata, che Tom riceve da uno di quei conoscenti che aveva chiamato in precedenza. Il suo nome è Freddie, si trova sulla Torre Sud. «È caldissimo qui… sono steso per terra… la gente sta cominciando a saltare giù… non riesco a respirare… è caldo… caldissimo… sto per morire!»
A cura di Alessandro Randi