Oltre la Storia

Immaginate di essere nati nella Germania dell’Est alla fine degli anni Sessanta: poco prima di voi è nato il Muro di Berlino con tutto quello che questo comporta. Contemporaneamente alla vostra venuta al mondo, lo scontro ideologico tra capitalismo e comunismo si è inasprito più che mai e finite per crescere in un clima di scontro e diffidenza. Tutto sommato, però, la cosa non vi sta così stretta: a mala pena ve ne accorgete, siete bambini, avete una bella famiglia, grandi sogni e speranze per il vostro futuro. Ma poi una dirompente crepa squarcia la vostra esistenza: vostro padre scappa con un’altra donna al di là del Muro, abbandonandovi ad Est con una madre depressa e una manciata di sogni infranti.

È la storia Alex e si avvicina il fatidico ottobre 1989: passano gli anni, le giornate sono monotone, ma, ancora una volta, è riuscito a trovare un equilibrio in quella monotonia. Ciò che non sa è che nell’arco di qualche mese la sua vita verrà stravolta. La madre, che nel frattempo ha sposato la causa socialista con tutta sé stessa, viene colpita da un infarto ed entra in coma. Di lì a poco il Muro di Berlino cade, il socialismo viene sconfitto e il capitalismo invade ogni angolo della vita. Stanno crollando le certezze di una vita e il mondo in cui si è cresciuti, ma il 1989 sta anche per finire, un nuovo decennio è alle porte e tutto attorno urla, sbraita ed impone il cambiamento. Otto mesi dopo la nuova sfida: il risveglio inaspettato della madre.

Alex non rimugina troppo sul da farsi, ha le idee chiare: fare di tutto per far credere alla donna che non sia cambiato nulla di significativo durante il suo letargo, se non piccole cose quali il suo fidanzamento e il cambio di partner della sorella. Il partito socialista ha continuato ad affermarsi indisturbato, non senza qualche novità (significativo che la coca-cola venga presentata come una bevanda sovietica con chiara ironia). Alex, dunque, con l’aiuto della fidanzata e della sorella, cerca in tutti i modi di tenere in vita per la madre la Repubblica Democratica Tedesca, con una tenerezza quasi disarmante: con l’arrivo del capitalismo è infatti impossibile trovare i prodotti che si mangiavano abitualmente, ma Alex si inventa qualsiasi stratagemma pur di camuffare i nuovi cibi con quelli vecchi arrivando a frugare nella spazzatura. Le strade, i muri, le case e i vestiti vengono radicalmente modificati dall’arrivo dell’occidente. Il castello di bugie regge fino a che la madre, un giorno, esce di casa trovandosi davanti una Belino completamente nuova, ma soprattutto è protagonista di una delle scene più iconiche del film: la statua di Lenin che fluttua nell’aria, che quasi sembra guardarla e tenderle la mano; il suo sguardo, anche se la voce non parla, urla Good bye, Lenin!.

Becker riesce impeccabilmente a trasporre sul grande schermo il sentimento di straniamento e di disorientamento vissuto dagli abitanti della Germania dell’Est in quegli anni. Dobbiamo ricordarci, infatti, che la Storia è fatta di eventi e gli eventi sono fatti dalle persone e dalle relazioni tra di esse. Quello che fa la pellicola, dunque, è accompagnarci con delicatezza ed ironia a scoprire le sfaccettature, a tratti drammatiche, di questo evento, narrato sempre e solo come la vittoria del capitalismo o la vittoria dell’Occidente. Qui, invece, tocchiamo con mano ciò che questo ha significato per le persone, per la loro quotidianità, per chi stava di là di quel Muro.

A cura di Agnese Graziani