Green border: confini di speranza
La regista Agnieszka Holland torna dietro la macchina da presa dopo svariati anni per realizzare un film di natura socio-politica,mostrando tutte le dinamiche celate dietro ai flussi migratori e alla fuga dei migranti intenti a varcare i confini tra uno stato e l’altro.
Nelle insidiose foreste paludose che costituiscono il cosiddetto “confine verde” tra Bielorussia e Polonia, i rifugiati provenienti dal Medio Oriente e dall’Africa che cercano di raggiungere l’Unione Europea si trovano intrappolati in una crisi geopolitica cinicamente architettata dal dittatore bielorusso AljaksandrLukašėnko. Nel tentativo di provocare le Istituzioni Europee, i rifugiati sono attirati al confine dalla propaganda, che promette un facile passaggio verso l’UE. In questa guerra sommersa raccontata nel film si intrecciano le vite di una famiglia siriana, di una giovane guardia di frontiera e di un’attivista di recente formazione.
È interessante l’approccio quasi documentaristico che la registaintende adottare: non c’è troppo pathos o una costruzione approfondita dei personaggi, poiché è funzionale per uno sguardo d’insieme senza schieramenti netti. Poi, però, con il passare dei minuti Green border perde della sua efficacia proprio per alcuni passaggi troppo retorici: il soldato che chiede 50 euro in cambio di una bottiglia d’acqua, il migrante che viene morso da un cane e altre scene che rischiano di rovinare un’opera riuscita e che in ogni caso riesce a farci riflettere su questi temi delicatissimi e difficili da portare sul grande schermo con rigoso stile.
Nonostante il coraggio di Agnieszka Holland di mettere in scena questa critica contro le autorità, Green border ha delle lacune dal punto di vista formale, in primis per una fotografia in bianco e nero poco convincente. Nella sua tragicità Green border è un film sulla speranza, poiché vengono mostrate tante violenze e sofferenze quanto atti di incommensurabile solidarietà da parte di uomini che vogliono agire per il bene, anche a costo di infrangere le leggi (gli attivisti che si prendono cura dei migranti; le famiglie che li ospitano; il soldato che lascia passare inosservato un camion in cui è nascosta una famiglia in fuga). Leggi promulgate da Stati e dittatori che vogliono avere il potere e la supremazia, rifiutando di vedere il dolore dei popoli che subiscono guerre, che vivono nella povertà e nella fame.
A cura di Matteo Malaisi