L’amicizia tra uomo e donna non esiste. O forse sì?
Il primo incontro è odio: lei un’aspirante giornalista piena di energia, lui un giovane cinico abbandonato a se stesso. In comune hanno solo quel viaggio in macchina verso New York, ma entrambi non vedono l’ora che quelle 18 ore di strada finiscano il prima possibile. Cinque anni dopo si vedono di nuovo per caso, e questa volta è curiosità: lei fidanzata con un collega di lui, lui in procinto di sposarsi. «Tu che ti sposi? (ride)», «che c’è di tanto divertente?», «niente, è che non ti facevo così ottimista!». Altri cinque anni dopo, altro incontro casuale. Ma questa volta è amicizia: lei single da tre giorni, lui appena divorziato. Le reciproche delusioni amorose sono un ottimo argomento di conversazione, e dal condividere la sofferenza al creare un legame solido il passo è breve. Harry e Sally diventano amici così, curando l’un l’altra i propri cuori spezzati, tra un trasloco un po’ arrangiato e un’uscita al parco.
Se un libro non si giudica dalla copertina, un film non si giudica dal genere, e Harry ti presento Sally è proprio l’opposto di quel che ci si aspetterebbe da una commedia romantica americana. Il genere è quello, certo, ma epilogo a parte, di cliché hollywoodiani ha davvero poco. A partire dall’inizio, con i due protagonisti insieme fin dalla prima scena. Ma come? Dov’è la suspense, il preambolo iniziale, le storie che portano lei e lui ad incontrarsi? Sparite, cancellate, eliminate. Al regista non interessano, perché quello che viene dopo non è la storia di un sentimento complicato e sofferto – come da scontato copione – ma di un’amicizia inaspettata e costruita nel tempo.
Certo, è un’amicizia particolare, contraddistinta fin dall’inizio da un’enorme complicità. Eppure, tutto funziona: niente malizia, niente forzature, il rapporto si costruisce naturalmente giorno dopo giorno. Sembra quasi la rivincita di Sally, derisa anni prima da Harry durante quel lungo viaggio in macchina perché «uomini e donne non possono essere amici». «Il sesso ci si mette sempre di mezzo», diceva lui, e in effetti l’equilibrio tra i due si romperà proprio quando il confine fisico verrà meno. È solo a questo punto che intravediamo la commedia romantica così come siamo abituati a conoscerla: lei accusa il colpo, cercano inutilmente di tornare ad essere gli amici di prima, ma la frattura è ormai irreparabile. Lui prova a riallacciare i rapporti, ma solo quando si rende conto di averla persa capisce di esserne innamorato. Il finale è dei più classici: una corsa disperata per raggiungerla, con dichiarazione d’amore e bacio appassionato a concludere il tutto.
Harry ti presento Sally è una commedia dolce, ma che non scade nel banale neanche con il più classico dei finali; divertente, ma mai volgare; insolita, ma senza risultare artificiosa. È una commedia fresca che dialoga continuamente con il cinema di Woody Allen, dai titoli di testa accompagnati da un piacevole jazz, al protagonista maschile carico di cinismo. Esattamente come per Allen, anche qui sono i dialoghi – più che la trama – a rimanere impressi: siparietti serrati in cui fanno capolino massime di vita. Sfondo eletto di queste sticomitie, l’immancabile New York. E, soprattutto, è una commedia che sa di realtà: niente colpi di fulmine, niente amori sofferti, combattuti o urlati al mondo; ma dodici anni per trovarsi, senza capire nemmeno di essersi trovati. Una commedia dell’amore inconsapevole, che scambia un “ti voglio bene” per un “ti amo” e preferisce l’affetto al sesso. Finché qualcosa non si rompe, e la verità non può più essere ignorata.
A cura di Margherita Ceci