François Truffaut racconta Alfred Hitchcock
Truffaut è seduto sulla destra. Hitchcock è in piedi sulla sinistra. Il primo ha la mano sul mento in atteggiamento pensoso e guarda il secondo con ammirazione. Il secondo getta la mano in avanti con fare esplicativo e guarda il primo dall’alto al basso. Sono disposti così i due registi nella fotografia scattata da Philippe Halsman usata per la locandina di Hitchcock/Truffaut, il documentario che ripercorre la genesi de Il cinema secondo Hitchcock, libro di Truffaut pubblicato nel 1966 ma frutto di una lunga conversazione con il cineasta britannico risalente a quattro anni prima.
Nel 1962 Alfred Hitchcock aveva sessantatré anni ed era già il «Master of Suspense»; François Truffaut a quell’epoca aveva girato solo tre film eppure era già acclamato come critico e autore internazionale. Dopo un corteggiamento epistolare in cui il regista francese dichiarava tutta la sua stima al collega inglese, i due si incontrarono agli Universal Studios di Hollywood dove si rinchiusero per una settimana intera a parlare di cinema. Aneddoti gustosi snocciolati durante la conversazione, come quello sul lungo bacio tra Cary Grant e Ingrid Bergman in Notorious, sono solo alcuni degli elementi di un dialogo avrebbe cambiato la storia della critica cinematografica.
Wes Anderson, David Fincher, Martin Scorsese e molti altri ci guidano attraverso un documentario che tra registrazioni d’epoca, scene dei film e chiacchierate intellettuali, non perde mai di vista il suo focus: raccontare il cinema a tutto tondo. Kent Jones mette quindi in fila uno dopo l’altro i grandi temi della poetica hitchcockiana: la suspense, il senso di colpa, l’uso dello spazio, la dimensione onirica, il rapporto con il pubblico. Il tutto sotto la lente di ingrandimento di Truffaut, il quale aveva trovato in Hitchcock un padre elettivo che lo aveva liberato come artista e a cui bisognava ora ricambiare il favore cancellandogli lo stigma di intrattenitore frivolo.
L’ultima opera di Truffaut, che morì giovanissimo nel 1984, pochi anni dopo la dipartita di Hitchcock, fu proprio una versione aggiornata del suo libro sul regista. Il ritratto che regala ai suoi lettori è quello di un Alfred Hitchcock né star televisiva, né maestro della suspense, bensì l’Artista internazionale che scrisse con la telecamera.
A cura di Mattia Rizzi