Un amore fuori stagione
Il mare, fuori stagione, è un altro mare. Il mare d’inverno non è spensierato: è riflessivo, grigio, pacificamente tormentato. È questo il mare che si riversa sulle vite di Alice e Mathieu. Attore di grande fama lui, insegnante di piano lei, si sono amati quindici anni prima per poi lasciarsi improvvisamente, continuando la loro vita su strade diverse. Mathieu, però, scappa da Parigi per rifugiarsi in una cittadina marittima della Bretagna e tra sedute di talassoterapia ed imbarazzanti foto con i fan incontra Alice. Le onde si infrangono dietro di loro, mentre i due cercano di dare una spiegazione al passato. L’amore ritorna così, fuori stagione.
Grazie ad una bellissima ripresa dall’alto, il regista Stéphane Brizé ritrae la coppia camminare su una spiaggia immensa, durante uno dei tanti momenti passati insieme: sono due piccoli punti in movimento in un luogo così grande, eppure per due ore sono Alice e Mathieu il nostro solo cosmo, e ci basta così.
La loro storia è un melodramma fin troppo familiare. Brizé non ha la pretesa di aggiungere nulla di nuovo, ed è questo il punto di forza del film: mostrando una storia comune, è libero di lasciare che la macchina da presa indugi sui volti dei protagonisti, sui loro sorrisi, sulle loro mani che si stringono in silenzio, perché spesso le parole non servono. Intimo, delicato, struggente, il loro amore sboccia per la seconda volta in un inverno grigio- azzurro. Se tutto è smorzato, sussurrato, allora anche i colori del paesaggio e gli ambienti che circondano Mathieu e Alice devono essere così. Non un colore più eccentrico, non una nota di troppo. Li vediamo riappacificarsi, litigare e perdonarsi come in un lento e triste valzer d’addio, accompagnati da una semplice melodia fischiettata o suonata ad un pianoforte.
Divenuto noto per la trilogia di film incentrati sul mondo del lavoro (La legge del mercato, In guerra, Un altro mondo), Stéphane Brizé si allontana da queste tematiche e si sofferma «sul momento in cui si rimugina sulle scelte mai fatte, o fatte in modo sbagliato, sugli incontri mancati o sprecati, sulle porte mai aperte, sugli appuntamenti mancati […]. Domande segrete e ossessionanti che ci poniamo tutti, potenti o meno, conosciuti o sconosciuti, uomini e donne».
Hors-saison inizia come una commedia e continua come un dramma dolceamaro. Ci commuove Brizé, porta allo sfinimento i nostri cuori ma con grazia ed eleganza. E se il Festival deve concludersi, si concluda così: con un film sublime, nostalgico, fatto per chi ama la vita e per chi vuole dare una seconda possibilità all’amore.
A cura di Claudia Maria Baschiera