Il presidente del Borgorosso Football Club:
Il calcio, pur essendo lo sport più seguito al mondo, non ha una gran tradizione cinematografica: sono poche, infatti, le pellicole degne di nota sul mondo del pallone, come Fuga per a vittoria, la trilogia Goal!, oppure i nostrani l’Allenatore nel pallone, Il campione e L’uomo in più, diretto da Paolo Sorrentino. In questo filone, se così lo si può chiamare (variando dal comico al drammatico, passando per l’autoriale), si colloca Il presidente del Borgorosso Football Club, pellicola del 1970 diretta da Luigi Filippo D’Amico.
Il film è ambientato nel fittizio paesino di Borgorosso, le cui strade sono in realtà quelle di Lugo e di Bagnacavallo, dove un funzionario del Vaticano interpretato da Alberto Sordi, tale Benito Fornaciari, riceve in eredità dal padre la squadra cittadina, che è ad una vittoria dall’approdo in serie D. Benito, tutt’altro che appassionato di calcio, inizia l’esperienza presidenziale col piede sbagliato: il Borgorosso perde e deve salutare il sogno promozione. Quando la sua squadra verrà ripescata, il presidente dovrà ricostruirla con grandi investimenti, cercando di riconquistare il favore della folla, e finendo per rimanere anch’egli preso dalla loro passione per il bel giuoco.
L’opera è una commedia con poche pretese che tuttavia riesce spesso a strappare qualche sorriso. Nonostante le premesse, vi sono due aspetti de Il presidente del Borgorosso Football Club degni di essere approfonditi. Il primo è in realtà quasi scontato. Rimanendo in ambito calcistico, si dice spesso che «un giocatore non ti vince le partite da solo», tuttavia avere un top player in rosa può aiutare: in quello che è un film in generale alquanto mediocre, Alberto Sordi riesce, al netto della sceneggiatura, a rendersi memorabile nei panni di Benito Fornaciari, catturando l’essenza del presidente di una squadra di categoria inferiore, del cosiddetto «calcio di provincia», che ha dedicato corpo e anima a qualcosa, come una squadra di calcio, che ai più tutto questo sacrificio non lo vale. Così, seppur con intento parodistico, Il presidente del Borgorosso Football Club porta in scena diversi personaggi che chi ha militato nei campi meno blasonati ha sicuramente incontrato: l’allenatore luminare che vuole «la revolución calcistica», il calciatore sempre fuori forma con la fama da fenomeno, i tifosi che si improvvisano tecnici della nazionale e così via.
Ed è proprio questo il secondo aspetto del film da considerare, ossia la sua capacità, nonostante sia una commedia molto leggera, di rappresentare la realtà. Il presidente del Borgorosso Football Club è un ritratto esasperato del calcio di provincia, con i suoi soggetti e le sue stranezze. Si potrebbe argomentare che ogni commedia prende necessariamente spunto dalla realtà, tuttavia ciò che sorprende dell’opera in questione è la sua efficacia coniugata alla sua leggerezza: in un’epoca come la nostra dove la commedia leggera è completamente distaccata dalla realtà, a volte ambientata su Marte, è interessante vedere un esempio contrario.
In conclusione, Il presidente del Borgorosso Football club è un film senza alcuna pretesa, che tuttavia riesce nell’intento di far ridere gli spettatori grazie all’interpretazione di Alberto Sordi, ma anche di fargli vivere, seppur tramite il filtro della parodia, il calcio di provincia. Poi certo, vedere “Albertone” gridare a squarciagola sugli spalti del Muccinelli di Lugo fa un suo effetto.
A cura di Francesco Colombo