La poetica dell’inaspettato: la sincronicità di Rohmer
Una telefonata iniziale scombussola i piani per le ferie e Delphine si ritrova in balia del fantasma
della disorganizzazione, di accadimenti non programmati, della vita.
Rohmer mette in scena l’universo, il moto di rotazione, i fenomeni naturali e quindi la quotidianità
e il tempo che scorre, di cui la protagonista non sente di far parte. La solitudine che prova le
provoca tensioni, indecisioni, un senso di inadeguatezza in cui riusciamo ad immedesimarci con
facilità, senza sforzi. L’ambiente circostante non appare però ostile, ma denso di segni,
coincidenze, piccole sorprese che portano con sé un messaggio di fiducia e novità. Due sono le
carte che la giovane donna trova sul suo cammino: la regina di picche e il fante di cuori. La prima
racconta di lei, prigioniera di situazioni che sembrano non riguardarla; la seconda predice un
nuovo amore, una riscoperta interiore. Queste corrispondenze esprimono una legge universale,
basata sull’analogia tra fenomeni di ordine diverso che il cinema racconta e lega tra loro. Rohmer
celebra in questo modo la leggerezza, i sentimenti proiettati all’esterno, la sincronicità che
governa (o che vorremmo governasse) le nostre esperienze.
Si giunge così alla rivelazione finale: l’ultimo raggio solare che si tinge di speranza, prima di varcare
l’orizzonte del mare. Il raggio verde, l’anelito del sole d’estate, è un fenomeno fisico che ha
sempre affascinato l’immaginazione di molti artisti, ma viene qui intenso come un momento di
svolta necessario alla protagonista, una coincidenza significativa, come direbbe Jung. Anche i
personaggi di Jules Verne, autore del romanzo a cui il film è ispirato, sono sempre in cerca di
qualcosa che congiunga la loro immaginazione alla realtà circostante. Egli scrive che quando
qualcuno assiste all’apparizione del raggio verde, può vedere chiaramente i propri sentimenti più
profondi e quelli degli altri. È ciò che succede a Delphine alla fine del film: sa che è il momento
giusto per aspettarsi qualcosa, per avere fiducia in quello che accadrà, lei ci crede. Seduta davanti
al mare, accanto al suo inaspettato paggio di cuori, aspetta una conferma dall’universo; sente di
fare finalmente parte dell’armonia fondativa del presente, di qualcosa di indefinibile che va
semplicemente accettato per quello che è.
Si tratta di un’epifania del divenire in atto, un lasciar scorrere per scoprirsi e scoprire che tutto ci
parla, respira insieme a noi. Non ci sono drammi, ma rivelazioni per chi crede che sia “meglio
vivere sognando un ideale che adattarsi a una mediocre realtà”. E noi ci crediamo.
A cura di Emma Onesti