Io Capitano, una lezione morale al pubblico italiano
Seydou (Seydou Sarr) è un ragazzino di sedici anni senegalese che sogna di raggiungere l’Europa per dare una svolta al proprio futuro. Quel futuro che a Dakar, capitale del Senegal, è già segnato. Insieme al cugino Moussa (Moustapha Fall) scrive canzoni e fantastica che un giorno, quando arriverà in Europa, diventerà «così bravo da firmare autografi ai bianchi».
Per andarsene dalla povertà dignitosa di Dakar, il protagonista è disposto a tutto: persino mentire a chi ama e a intraprendere un viaggio lontano da casa. Quel viaggio però si rivelerà molto più difficile di quanto Seydou e Moussa avessero mai potuto immaginare: una vera e propria Odissea. Eppure, il protagonista è determinato a portarlo a termine fino in fondo, non si accontenta di rinunciare ai suoi sogni solo perché nato dalla parte sbagliata del mondo, nonostante questo significhi passare attraverso forme di violenza e alienazione indicibili. Ciononostante, Seydou compie un vero e proprio percorso di formazione: parte ragazzo per arrivare uomo.
Il regista e sceneggiatore Matteo Garrone è riuscito a rendere la narrazione estremamente realistica, senza mai sfociare nel reportage e senza mai rinunciare al suo tratto tipicamente poetico. Di fatto, il regista ci restituisce una narrazione cruda senza mezzi termini – sulla scia tracciata da Gomorra – e arricchita, senza eccessi, da quel tratto lirico e onirico che riecheggia Pinocchio e che è capace di bucare lo schermo, tenerci col fiato sospeso e toccare le corde più intime e semplici. La novità è quella del punto di vista adottato: Garrone sceglie quello di un migrante e ci fa immergere – senza mai sfociare nel paternalismo – nel viaggio che un adolescente (e come tale pieno di speranze) è costretto a intraprendere perché possa diventare l’unico artefice – l’Io capitano – della propria vita.
Un viaggio in cui il protagonista tocca con mano la violenza, lo schiavismo, la frustrazione, senza mai, tuttavia, smarrire quel senso di comunità gratuito e spontaneo nei confronti degli altri, che ci rende uomini e umani. È così che l’adolescente Seydou e il regista Matteo Garrone impartiscono una grande lezione, di rispetto umano, al pubblico italiano contemporaneo.
A cura di Margherita Benati