La freccia azzurra: una favola per tutti
Ambientato nella notte fra il cinque e il sei gennaio, La freccia azzurra di Enzo D’Alò, tratto dall’omonimo racconto di Gianni Rodari, è una favola poetica che rispecchia l’immaginario popolare dell’epifania. Il film, il primo lungometraggio dello studio di animazione Lanterna Magica, che costò ai suoi autori quasi quattro anni di lavoro, è un racconto delicato e tenero, un omaggio alla ricca immaginazione dei bambini.
La storia ruota attorno a Francesco, un povero orfano che, nonostante la giovanissima età, è costretto a lavorare per aiutare la famiglia. Mentre tutti gli altri bambini attendono con ansia i doni della Befana, Francesco sogna di poter ricevere in regalo il treno giocattolo Freccia azzurra. La Befana però, costretta a letto da una strana influenza, delega il suo assistente, il signor Scarafoni (doppiato dal magnifico Dario Fo), a consegnare i doni la notte del sei. Ella non sa che Scarafoni, avido di danaro, ha accettato, dietro un lauto compenso, solamente gli ordini dei bambini di famiglie abbienti, gli unici, secondo l’assistente, che possono permettersi una lunga lista di balocchi. I giocattoli del negozio, promessi ai bambini ricchi, decidono dunque di boicottare i piani di Scarafoni e di concedersi solamente ai bambini puri di cuore, sinceri, che possano avere cura di loro. La storia, intrecciandosi con altre sottotrame riguardanti le peripezie di Francesco, termina con i giocattoli della Befana, animati per le strade del paese, a casa dei singoli bambini meritevoli.
La natura del film di D’Alò lo rende fruibile sia a un pubblico più piccolo, incantato dalla bellezza dell’animazione e dall’immaginario favolistico della narrazione, sia ad un pubblico adulto, capace di leggere in profondità e di far emergere il significato di questa piccola storia di Natale. Fra un “voglio questo” e “voglio quello”, le richieste dei bambini più viziati fanno eco a quell’aspetto consumistico e capitalista che si manifesta sotto le festività: fra gli addobbi natalizi, le luci colorate e le città in festa, la smania di consumo pervade anche le menti più piccole portando i bambini a volere senza desiderare, a possedere senza amare. Per questo motivo D’Alò, come Rodari prima di lui, si sofferma su quei valori che le feste natalizie dovrebbero incarnare: bontà, amore, altruismo, fiducia, verità.
Tutti queste virtù ci vengono restituite attraverso la ferma volontà dei giocattoli, già ingannati dal signor Scarafoni, di donarsi a chi desidera, non colleziona, a chi sogna con coraggio, non con superbia. Il messaggio viene veicolato in maniera semplice e puntuale anche grazie al tipo di animazione, lontano dalle produzioni disneyane, che D’Alò, qui alla sua prima opera, decide di mettere in scena. Il tratto grafico è di assoluta caratura, morbido e delicato, così come lo sono i colori. Inoltre, la narrazione è accompagnata da una squadra di doppiatori di altissimo livello (come il già citato Dario Fo) e da una bellissima colonna sonora di Paolo Conte, nella quale sono presenti le versioni strumentali di Il miglior sorriso della mia faccia e Vita da sosia.
Il team di Lanterna Magica, grazie all’ottimo riscontro di critica e pubblico, produce negli anni successivi altri importanti film d’animazione. Accorciando i tempi di produzione, in soli due anni esce al cinema La gabbianella e il gatto, questa volta tratto dal racconto di Luis Sepúlveda. Anche quest’opera, considerata la pellicola d’animazione italiana di maggior successo commerciale, è caratterizzata da quello stile inconfondibile che ha reso Francesco e i giocattoli della Befana riconoscibili al grande pubblico. La freccia azzurra però, all’interno della produzione artistica di Enzo D’Alò, rimane il suo vero capolavoro stilistico e narrativo, capace di ritagliarsi un posto non solo nella storia del cinema italiano, ma anche nel panorama d’animazione mondiale.
A cura di Davide Biolatti