Chi ha paura dell’uomo nero?

Nord, Calmoniglio, Sandy e Dentolina sono i quattro Guardiani dell’infanzia: il loro compito è quello di vegliare su meraviglia, speranza, sogni e ricordi dei bambini. L’antagonista a questa missione è solo uno: Pitch, l’Uomo Nero, il simbolo della paura che spegne le luci, invade i cuori dei bambini, i loro sogni e desideri. Per questo motivo, l’Uomo sulla Luna, l’entità superiore da cui sono nati tutti i guardiani – incluso Pitch – elegge un nuovo guardiano per cercare di sconfiggerlo: Jack Frost, uno spirito con le sembianze di un ragazzino pallido e maldestro, invisibile agli occhi dei bambini e inconscio del suo passato.

Jack è un protagonista profondamente tormentato dal fatto che nessuno creda in lui ed è ben lontano dal prototipo di eroe classico dal quale Dreamworks si distacca sin dai suoi albori con Z la formica. È interessante come Pitch e Jack siano accomunati dallo stesso disagio: quello di non essere creduti, a differenza delle altre leggende. Questo il fatal flow di Pitch che reagisce facendo ciò che è sua natura fare: seminare paura tra i bambini. Jack è invece molto riflessivo e sebbene all’inizio sembri non schierarsi alla fine deciderà di allearsi con i Guardiani e combattere contro l’Uomo Nero. Le reazioni dei due personaggi di fronte alla loro mancanza sono opposte: Jack mette il divertimento dei bambini davanti a se stesso, mentre Pitch non rinuncia a farsi credere come vero. Ed infatti è proprio qui che sta il punto di svolta della battaglia, così come confermato nelle ultime scene, quando un bambino, l’unico la cui luce era rimasta accesa, urla a Pitch: «Io credo che tu esista, ma non mi fai paura!».

Peter Ramsey ci ha accompagnato in uno scontro tra i sentimenti dell’infanzia e la paura, in un’epoca in cui questo conflitto sta diventando tragicamente allegoria di qualcosa di reale: la paura e l’incertezza stanno davvero prendendo posto anche nei cuori dei bambini? Difficile trovare una risposta. Nel frattempo, in modo visivamente affascinante e con toni che oscillano tra il fanciullesco e il tragico, Le cinque leggende ci lascia nella certezza che, in pieno stile Dreamworks, il film parli di bambini agli adulti della loro forza e del vigore  delle loro speranze.

A cura di Agnese Graziani