Nel sud della Francia si parla arabo
Cosa c’è prima? Prima dell’inizio di una storia d’amore, prima di diventare adulti, prima di scattare una fotografia? La gioventù, le possibilità, la musica, l’estate. Lo sguardo del protagonista Amin si districa tra i corpi sensuali delle sue amiche, tra le spiagge affollate e il mare pieno di promesse e dei sentori delle sue origini tunisine. La regia di Kechiche cattura una serie di momenti effimeri, destinati a svanire al mattino con la consapevolezza di essere cresciuti. Ma non è ancora il momento. Il presente è sospeso: ci sono l’incompiutezza e l’incertezza del futuro, della propria identità e di ciò che davvero si desidera, come è giusto che sia a soli vent’anni.
Amin ritorna da Parigi nella sua città natale, nel sud della Francia, e ritrova i luoghi dell’infanzia. Il ristorante di famiglia ripropone i sapori di Hammamet, la musica orientaleggiante nei locali notturni fa muovere il bacino e i fianchi degli amici, l’uno accanto all’altro. Come si dice “ti amo” in arabo? “Le parole non contano, l’importante è amare”. Amare la vita e le sue sorprese, ciò che aspettiamo e non avviene come previsto. In una sequenza il ragazzo attende il parto di una capra desideroso di fotografare il miracolo della vita, ma quando davanti a lui nascono due cuccioli rimane molto stupito. Due approcci alla vita pressoché opposti: l’osservare da fuori, senza immergersi fino in fondo negli avvenimenti circostanti e il vivere tutto solo in prima persona, lasciandosi quasi sopraffare. Non esiste però una giusta modalità, una giusta misura o forma se non quella che ci fa star bene.
La scena conclusiva è un inno alla semplicità, alle piccole cose e al darsi tempo, o, come disse Pablo Picasso, al “non sprecare la giovinezza crescendo” perché è inevitabile, accadrà comunque. L’estate di Amin si trasforma in fondo in una celebrazione delle illimitate possibilità della vita, di un guardare malinconico e autentico verso un domani incerto, della giovinezza che fugge. È tutto un amore, un erotismo soltanto desiderato e rielaborato con l’immaginazione, un ricordo intimo delle proprie radici, in parte autobiografiche, in parte romanzate ma pur sempre fondamentali. E abbiamo tutto il tempo per scoprirle, ammirarle, crogiolarci nel calore e nella luce del sole per poi lasciarla andare. Fino al capitolo successivo…
A cura di Emma Onesti