Life of Brian: And now for something completely different

Nel maggio del 2023 è esplosa una piccola polemica ai danni di John Cleese, ex membro dei Monty Python. Il comico, che all’età di 200 anni recita nei teatri per pagare gli alimenti alle sue due ex mogli ancora in vita, aveva espresso la volontà di portare in scena Life of Brian, film che realizzò nel lontano 1979, quando di anni ne aveva solo 100. Oggetto della polemica è la celeberrima scena in cui Stan (Eric Idle) esprime il suo desiderio di essere donna perché vuole avere dei figli e Reg (John Cleese) gli risponde fulminandolo con: «Ma non hai l’utero! Dove si dovrebbe sviluppare il feto? Lo vuoi tenere in un barattolo?!». Chiaramente,Cleese non ha alcuna intenzione di privarsi di battute del genere e come al solito la querelle, iniziata come una questione di stato, è terminata nel giro di tre giorni. Nondimeno, si tratta solo dell’ultima disputa riguardo Life of Brian.

John Cleese ed Eric Idle hanno raccontato che l’idea iniziale girava attorno a un tredicesimo apostolo che arrivava sempre cinque minuti in ritardo a causa della moglie voluttuosa. Per questo carnale motivo, il poveraccio si perdeva tutti i miracoli del Signore: dalla resurrezione di Lazzaro, alla trasformazione dell’acqua in vino, alla cura dei lebbrosi. Tuttavia, l’idea dei Python fu accantonata perché, a detta loro: «Era troppo difficile rendere comica una figura come Gesù». La scelta cadde quindi sul vero Messia: Brian! Ma questo evidentemente non era chiaro ai produttori a cui fu proposto il film, perché si rifiutarono tutti difinanziarlo, non comprendendo che, se un film è ambientato nello stesso momento e nello stesso luogo in cui operava Gesù, ma non riguarda Gesù, non riguarda Gesù. Il nome del fondatore del cristianesimo, infatti, non è mai pronunciato nel film. Sì, appare due volte, ma da lontano e per soli due secondi. Nondimeno, quei due secondi bastavano e avanzavano per condannare alla non esistenza Life of Brian: il film non s’aveva da fare e i Pythonerano sicuri di dover abbandonare l’idea, quando Eric Idle ne parlò con George Harrison, ex chitarrista dei Beatles, il quale apprezzò così tanto il racconto che decise di finanziarlo. Quando gli chiesero perché avesse preso quella decisione, Harrison rispose con un goffo: «I wanted to see the film». In altre parole, pagò il biglietto del cinema più costoso di sempre: quattro milioni di sterline, ipotecando la casa di Friar Park. Non è finita qui, perché le reazioni furono altrettanto ostili. A livello istituzionale, sia chiaro, perché a livello di pubblico il film fu un successo clamoroso, tant’è che, in Inghilterra, dove alcuni comuni ne permisero la visione e altri no, i cittadini organizzarono dei veri e propri pullman da una città all’altra.

La trama, di per sé, non è nulla di eccezionale: Brian, giovane che odia i romani, fa parte di un’organizzazione terroristica e viene catturato dai centurioni. Riesce a scappare, si finge un predicatore, ma, a differenza degli altri profeti, viene creduto e diventa “Il Messia”. Quindi gli tocca scappare anche dalla folla, ma vieneinspiegabilmente catturato dai centurioni e messo in croce. Fine del film. Non disperate: non è per la trama che si guarda Life of Brian, anzi; ha talmente poco peso che noi, per averla riassunta, non ci sentiamo nemmeno in colpa. Sono, d’altra parte, i singoli episodi che fanno il film: ogni trenta secondi c’è una scena di una caratura intellettuale che è tipica dell’umorismo inglese. Temi talmente al di fuori dal nostro immaginario che a nessun italiano verrebbe in mente di poterci scherzare. C’è veramente qualcuno di noi che pensa di far ridere correggendo il latino di qualcun altro? Assolutamente no, ma quando il centurione corregge Brian per non aver declinato correttamente il vocativo e il locativo, è oltremodo ridicolo e divertente. Il solito problema dei MontyPython è che, doppiati, il 70% del loro umorismo viene meno. I giochi di parole non si possono tradurre, perciò vanno perduti. Ma non solo: essendo tutti studenti di Oxbridge, la loro caratura linguistica è di alto livello; quindi si deve conoscere veramente bene l’inglese per poterli capire.

Per concludere: guardatelo (possibilmente in lingua originale con sottotitoli in inglese) perché è senza tempo, più attuale che mai e fa ridere in un modo completamente diverso rispetto alla classica commedia nostrana. In altre parole, come direbbero loro: «And now for something completely different».

A cura di Alessandro Randi