My Missing Valentine: le discrepanze temporali di una rom-com atipica
Quanti aggettivi si sprecano per San Valentino. Può essere funny, come ce lo hanno cantato Frank Sinatra, Chet Baker o Julie London. Può essere bloody se avete il gusto per lo slasher o per i dischi di Kevin Shields e compagnia. Per qualcuno può essere anche lonely, al punto da avere la tentazione di cancellarlo direttamente dal calendario. Non con una penna, badate, ma con un vero e proprio buco temporale. Chen Yu-hsun, regista e sceneggiatore di My Missing Valentine, per aver avuto proprio questa idea: realizzare la prima rom-com ambientata a San Valentino, senza il giorno di San Valentino.
Se la cosa vi ha lasciato perplessi allora pensate a cosa deve provare la povera impiegata postale Hsiao-chi (Patty Lee): andata a dormire la notte del 13 febbraio, dopo un magico primo appuntamento col ragazzo dei suoi sogni, si risveglia la mattina del 15 privata dal giorno più importante della sua vita e con una vistosa e dolorosa scottatura. È così che facciamo la sua conoscenza, quando si reca infuriata in una stazione di polizia a denunciare la scomparsa del suo giorno degli innamorati, davanti a un perplesso ufficiale. Diversi flashback – abituatevi: questo è un film sul tempo e la sua percezione – ci raccontano qualcosa di lei: Hsiao-chi da sempre vive la vita con frenesia, al punto da anticipare di qualche secondo tutte le reazioni, che sia svegliarsi prima dell’allarme o ridere a una battuta prima della punchline. Siccome la vita va veloce (e se non ci si ferma un attimo si rischia di vederla scorrere via, come ci insegna il saggio Ferris Bueller dell’omonimo film) la timida Hsiao-chi non ha mai avuto il tempo di dedicarsi all’amore; certo finché nella sua vita non compare l’istruttore di fitness Liu (Duncan Chow), che la invita a passare insieme il giorno di San Valentino. Flashforward al risveglio la mattina del 15… certo a Hsiao-chi servirebbe una lezione di lentezza, ma qui si esagera. Forse dovrebbe imparare dallo strano personaggio (Liu Kuan-ting, già premiato per il notevole A Sun) che ogni giorno si reca all’ufficio postale a spedire lettere, leccando il francobollo con l’intensità di una lumaca in slow motion. A Tai, autista di autobus, è l’opposto di Hsiao-chi: è talmente lento che sembra riuscire a fermare il tempo. Quando A Tai si presenta un’ultima volta da Hsiao-chi, rosso come un peperone e con un occhio nero, la ragazza inizia a sospettare che dietro alla scomparsa di San Valentino possa esserci lo zampino del timido autista. E chi è stato a scattarle quella foto in spiaggia che troneggia nello studio fotografico locale?
My Missing Valentine è un film adorabile, di quelli che vedi con un sorriso beota dal primo all’ultimo dei suoi ben 119 minuti di lunghezza. A contribuire alla sua durata è un’elaborata costruzione in tre atti, che ci portano prima nel mondo di Hsiao-chi e poi in quello di A Tai, sottolineando gli opposti e gli elementi in comune dei due protagonisti, per poi virare con decisione nel mondo del realismo magico, perdendo un po’ di ritmo. Se il personaggio di Hsiao-chi è naturalmente piacevole e affettuoso, anche grazie alla bravura e spontaneità di Peggy Lee, quello dell’autista è più controverso, e nelle mani di un attore meno talentuoso di Liu Kuan-ting sarebbe potuto essere anche piuttosto ripulsivo. I protagonisti mettono spesso una pezza ai punti deboli di una commedia non sempre pronta a misurarsi con un concetto alto come la manipolazione temporale, e il regista è molto bravo a gestire il ritmo delle gag nei momenti più divertenti. Aleggia su un film un velo di nostalgia e malinconia che durante la visione sembra un po’ stonare col registro generale dell’opera, ma che a conti fatti la differenzia da altri prodotti simili, con i quali My Missing Valentine condivide comunque quasi tutti gli stereotipi.
A non mancare per il film di Chen Yu-hsun sono stati il plauso di critica e pubblico, unanimi nel lodare una commedia romantica godibile e diversa dalle altre. Successo certificato dall’ingente bottino accumulato ai Golden Horse Awards, le massime onorificenze tributate al cinema in lingua cinese: My Missing Valentine ha vinto i premi per il miglior film, regia, sceneggiatura e persino effetti speciali. In Italia lo abbiamo apprezzato al Far East Film Festival – e dove se no? – dove ha vinto il Black Mulberry Award, assegnato dal pubblico. Se vi capitasse l’occasione di vederlo al cinema non perdetela: segnatevi il giorno sul calendario e incrociate le dita che non sparisca.
A cura di Marco Lovisato