Nico, 1988: storia di una donna in bilico

È stata la musa di Andy Warhol e la “femme fatale di Lou Reed”, poi Jim Morrison le ha chiesto di mettere in musica i suoi sogni e ha intrapreso una carriera da solista. Un inizio promettente segna la carriera di Nico, al secolo Christa Päffgen, modella e cantante di origini tedesche, protagonista dell’omonimo film di Susanna Nicchiarelli, che ne ricostruisce gli ultimi tre anni di vita.

Nel 1986 Nico è ormai una donna di mezza età che sta promuovendo il suo ultimo disco in un’Europa ancora divisa dai muri. Nascosta dietro a grossi occhiali neri, fa uso di droghe e sembra non riuscire a liberarsi dal suo passato ingombrante, rievocato costantemente dai giornalisti. Al supplizio delle interviste si aggiungono anche dei flashback che le si presentano come delle epifanie: alcuni, nitidi e precisi, evocano una Christa bambina sotto le bombe; altri, sfocati e falsati nei colori, mostrano la giovinezza dissoluta della cantante, anche grazie all’uso di filmati d’epoca.

Nonostante la nuova fase della sua attività, Nico non riesce a trovare un proprio equilibrio. Nemmeno le esibizioni, alterate dalle sostanze o interrotte da attacchi d’ira, le danno la giusta soddisfazione. Ed è solo davanti a un piatto di spaghetti sul litorale romano che Nico si mostra sincera per la prima volta. Nella sua vita ha raggiunto la vetta e ha toccato il fondo: “Entrambi i posti sono vuoti”. E lo stesso vuoto che le occupa il cuore, così come canta in una delle sue canzoni, sembra poter essere riempito solo dall’amore del figlio Ari, rinchiuso in un ospedale a Parigi dopo aver tentato il suicidio. Infatti è solo per lui che la donna deciderà di cambiare la propria vita.

Nel 1988 Nico è una nuova persona e scherza sui suoi progetti futuri, che prevedono ora il diventare una “vecchia signora elegante”, piuttosto che una “vecchia cicciona drogata”. Anche quando le tragedie si presentano e minacciano la precaria condizione di felicità raggiunta, nessun esito è mai scontato. Talvolta ci si mette pure il destino che, complici forse gli anni difficili alle spalle, taglia i fili dell’esistenza noncurante dei progressi così faticosamente raggiunti.

La parabola di Nico si interrompe di colpo, al principio della nuova strada intrapresa. Nel corso del film era andata a caccia con il suo registratore portatile di un rumore che il vento di una Berlino in fiamme le aveva soffiato nelle orecchie da bambina. La donna che si era ribellata alla propria icona muore a metà della sua vita, ancora alla ricerca del suo nuovo futuro e di quel suono lontano che aveva inseguito per tradurlo in musica.

A cura di Mattia Rizzi