Oltre

Onward significa “avanti”, “oltre”. Questo è esattamente ciò di cui il film parla: andare avanti, nonostante tutto. Ian ha sedici anni, una madre, un fratello maggiore, ma non ha mai conosciuto suo padre. Di lui non sa nulla, è morto prima che nascesse, ma ha una cassetta su cui è registrata la sua voce e ha tante sue foto.

Immagina di parlargli, di tanto in tanto, rispondendo a quella voce registrata. È fermo, intrappolato nel ricordo indiretto del padre, bloccato nel presente da un passato mai vissuto con lui. È un ragazzo cauto, pauroso, responsabile, organizzato, timido, insicuro e ubbidiente. Quella del padre è una mancanza che gli pesa, che brucia, che fa male e per la quale darebbe qualsiasi cosa pur di colmarla. A rispondere a questa richiesta è un regalo nel giorno del suo compleanno: prima di morire, il padre aveva lasciato un dono speciale da dare ai figli il giorno in cui entrambi avessero avuto almeno sedici anni. È ciò che più desiderava da sempre: la possibilità di incontrarlo, grazie a una formula magica, per ventiquattro ore. Durante l’evocazione dell’incantesimo, qualcosa però va storto e si materializzano soltanto le gambe: per riportare indietro tutto il resto del corpo, i due fratelli devono intraprendere un viaggio alla ricerca di una gemma, ma le ventiquattro ore, nel frattempo, sono iniziate a scorrere. Prende vita così una corsa contro il tempo, durante la quale Ian scoprirà e svilupperà le sue doti da stregone, supererà le sue paure e andrà oltre sé stesso e i suoi limiti.

Il viaggio è segnato da alti e bassi, sia nel rapporto tra fratelli, sia nel rapporto che i due hanno con loro stessi. Ian, come detto, è un ragazzo timido e insicuro: spesso, durante il corso della narrazione, lo vediamo fare delle liste in preparazione a ciò che deve fare e, nel momento in cui gli si presenta l’occasione che aspettava da una vita, non può che programmarla nei minimi particolari stilando, appunto, la lista delle cose da fare con il padre. Man mano che il film procede, le ventiquattro ore sembrano volatilizzarsi tra imprevisti e litigi, il tempo scorre e Ian cancella pian piano i punti dalla sua lista. Questa lista, e le liste in generale, sono un elemento che Dan Scanlon inserisce in modo molto incisivo e coinvolgente: è su quel foglio di carta che vediamo la crescita del protagonista ed è a partire da quell’elenco che Ian va oltre il desiderio del padre, di cui diventa a tratti ossessionato, rendendosi conto che tutto ciò che ha sempre così ardentemente desiderato lo ha sempre avuto al suo fianco e non è altri che suo fratello. Guardare la lista da un’altra prospettiva, andando oltre le aspettative, ha portato alla luce la vera natura del fratello, facendo sì che che lo vedesse oltre l’apparenza di svalvolato. La gemma, l’oggetto del desiderio, alla fine, si scoprirà essere sempre stata nella città natale dei fratelli, rendendo tangibile il percorso che accompagna tanti, durante l’adolescenza e la giovinezza: un percorso di crescita che porta fuori dalla propria persona, lontani e a volte estranei a sé stessi ma che, alla fine, ci riconduce a casa, cresciuti, da un’altra prospettiva.

Il film oltre ad essere, per i più piccoli, coinvolgente e divertente, lascia al pubblico più adulto, in perfetto stile Pixar, un messaggio inequivocabile e stimolante: la paura e il passato, da soli, immobilizzano. Se, invece, saremo capaci di andare oltre, scopriremo che al nostro fianco possiamo trovare ciò che realmente desideriamo.

A cura di Agnese Graziani