Pearl: fallimento e autodistruzione

Ti West porta sul grande schermo Pearl, prequel del precedente X – A Sexy Horror Story, in cui racconta le origini di una ragazza che ha il sogno di diventare una star ma è costretta a vivere per motivi familiari in una fattoria. Pearl si immerge rapidamente in un immaginario ironico e grottesco, ambientato nell’America della Prima Guerra Mondiale, in cui la nostra protagonista (interpretata dalla bravissima Mia Goth, accreditata anche come sceneggiatrice e produttrice esecutiva) sprigiona tutta la sua rabbia repressa a ritmo di musica. Soffocata da questa realtà imprigionante, la ragazza vuole infatti a tutti i costi inseguire la strada del successo, spinta e motivata anche da un proiezionista, con cui passerà qualche momento intimo, che le mostrerà tutta la bellezza, la potenza e il potere del cinema.

La madre di Pearl impartisce obblighi e doveri come se fosse una dittatrice, costretta a reprimere i suoi piaceri per prendersi cura del marito afflitto dalla febbre spagnola, ferendo, però, l’animo della ragazza e alimentando il fuoco che arde dentro di lei e che a un certo punto sarà pronta a diffondere. Il film, caratterizzato da citazione cinematografiche e a tratti divertente, non convince fino in fondo, anche per il prevedibile susseguirsi di omicidi a raffica, senza troppa suspense. Nella pellicola, tutto fluisce lasciando alle sue spalle un alone di indifferenza, riempito sì da una messinscena ben curata, pulita e piuttosto coerente con gli intenti del regista, ma pur sempre configurandosi come un film sottotono.

Ti West delinea nuovamente, come già tanti maestri del cinema hanno fatto, il tema legato al perturbante freudiano, dove è evidente come le peggiori esperienze traumatiche avvengono proprio tra le quattro mura di casa. La cromia gioca un ruolo fondamentale nel contenuto del film: i colori pastello della fattoria, accesi e confortevoli per lo sguardo, rappresentano l’apparenza di una vita appagante. Immersi nella campagna, circondati da campi di grano e da animali simpatici, ci rendiamo presto conto di quanto dietro a tutto questo si annidi il dolore della costrizione di Pearl.

Interessante, infine, anche lo spunto legato all’attesa logorante della ragazza che aspetta il ritorno del marito dalla Guerra Mondiale in Europa, per sottolineare come i conflitti vengano subiti indirettamente anche da chi non la combatte. Pearl, infatti, è costretta in una solitudine deleteria, sfiancante, una solitudine che si deve colmare con la vicinanza di chi si ama e di chi ci comprende davvero.

A cura di Matteo Malaisi