La natura, madre e matrigna, di un mondo artefatto
Un collegio di sole donne, come non siamo più abituati a conoscere da tempo, custodisce l’amore, il dolore e la speranza di un gruppo di giovani dell’aristocrazia australiana, protagoniste di una realtà a noi distante per valori, idee e abitudini, ma che trasporta la fantasia a una torrida estate di fine Ottocento.
l collegio vittoriano di Appleyard è la casa delle studentesse che animano la campagna di Melbourne. Una mattina d’estate si trasforma nell’occasione per un picnic sugli scogli dell’Oceano, il gruppo roccioso di Hanging Rock. Quella che all’apparenza sembra definirsi una perfetta giornata di sole si trasforma all’improvviso nell’alba di una tragedia. Miranda, Marion, Irma ed Edith si allontanano dal gruppo, spinte dall’audacia di giovani adolescenti, per esplorare i panorami del litorale australiano. Il tramonto segna l’orario di ritorno al collegio, ma soltanto Edith troverà la strada di casa. Priva di memoria, impaurita e spaesata allerta il gruppo, che nel momento stesso si rende consapevole di un’altra scomparsa, quella della professoressa di matematica.
L’opera di Peter Weir ripercorre le vicende dell’omonimo romanzo della scrittrice australiana Joan Lindsay. Le pagine del racconto attingono dalla realtà stessa, cercando giustizia in quello che fu un misterioso incidente di inizio Novecento, la scomparsa di un gruppo di studentesse in gita sulla cima d’una montagna. L’origine drammatica della storia e la successiva trasposizione letteraria prima e cinematografica poi hanno da sempre avvolto questa vicenda in un’aura di angoscia e mistero difficile da affievolire. Quella di Weir è una regia folgorante, indizio di un talento destinato a lasciare il segno nella storia del cinema. Il lavoro dietro Picnic ad Hanging Rock vale il biglietto per Hollywood, che lo accoglie oggi fra i più meritevoli registi del secolo, celebrato per pellicole come L’attimo fuggente e The Truman Show.
Lo sguardo artistico di Weir è da sempre affascinato più dalle atmosfere che dai caratteri, capace di attirare lo spettatore con pathos e tensione crescente, arricchito da virtuosismi estetici di un incanto che lascia senza fiato. La narrazione non richiede spiegazioni, dettagli o chiarezza nell’ordine degli eventi, perché, come un quadro neorealista, confonde trame e confini, fa perdere punti di riferimento per restituire allo spettatore il protagonismo nell’interpretazione del contenuto.
A cura di Alessandro Benedetti