Please baby please: un angolo di strada pieno di fantasie
Terzo lungometraggio della regista Amanda Kramer, Please baby please è un compendio delle fantasie sessuali di una coppia sposata che vive nei bassifondi di una metropoli dove la notte regna sovrana. Tra le strade fumose e illuminate dai neon di questa simil Gotham, infatti, gli sposini Arthur e Suze, dopo essersi ritrovati testimoni dell’omicidio di un’altra coppia come loro ad opera di una gang criminale, diventano preda di un irrefrenabile desiderio di esplorare la propria sessualità e identità di genere. Le scenografie surreali e artificiose ospitano, da quel momento in poi, personaggi queer che si confrontano continuamente su cosa significhi essere e sentirsi uomini o donne negli anni Cinquanta in America.
I sentimenti e la psicologia dei personaggi vengono rappresentati con illuminazione e inquadrature evocative, dove tutto appare astratto, ad eccezione dei rifiuti di carta sparsi per le strade, unica nota materica della messa in scena. Suze esplora lentamente il suo machismo represso mentre Arthur si infatua di Teddy, il boss della gang. Colpisce l’interpretazione animalesca di Andrea Riseborough, che diventa quasi ipnotica nei suoi movimenti ritmici e sensuali, in danze genderless con una sigaretta in bocca che non accende mai.
L’apparizione di Demi Moore nei panni di una vamp misteriosa, inoltre, funge da epifania per il personaggio di Suze, che si ritrova in un teatrino onirico di sex toys e fantasie nascoste e che inizia a rifiutare il ruolo di moglie per preferire quello di donna. L’immaginario queer diviene assoluto protagonista del film, che mescola erotismo, ironia, balletti e violenza gratuita in un tripudio di colori e forme anni Cinquanta: una drag queencon lustrini fucsia sulle palpebre canta una canzone d’amore a qualcuno in una cabina telefonica, un cinema a luci rosse che mostra filmati per il piacere omosessuale viene invaso da poliziotti in borghese, una coppia gay di poeti beat recita i propri versi per pochi amici intellettualoidi…
Please baby please è un saggio teatrale sul piacere inespresso e sull’esplorazione della propria sessualità e fluidità di genere, che si presenta come un anti-musical costruito su citazioni cinematografiche e riflessioni sempre attuali. Un pacchetto rosa shocking di intrattenimento e sociologia: «un angolo di strada pieno di fantasie».
A cura di Emma Onesti