Priscilla: lacca, eyeliner e smalto

Nel diner della base americana della cittadina tedesca di Wiesbaden, un militare si avvicina alla famiglia di un ufficiale: vuole chiedere il permesso al padre di portare la figlia quattordicenne, Priscilla, ad una festa di Elvis Presley, di stanza in Germania per l’esercito degli USA. Non c’è da preoccuparsi, dice: lui e sua moglie faranno da chaperon alla ragazza e la riporteranno loro a casa.

Non c’è da preoccuparsi, dice, e tuttavia Priscilla (Cailee Spailey) conquisterà il cuore dell’irraggiungibile ventiquattrenne Elvis, che in quel periodo stava facendo perdere la testa delle donne di tutti gli Stati Uniti, se non del mondo intero. Non solo riuscirà a fidanzarcisi, ma lo sposerà e avrà una figlia dal cantante, trasferendosi in quella che diventerà la sua gabbia dorata, Graceland.

La casa, costruita da Elvis per ospitare la sua famiglia e arredata in modo a dir poco fantasioso, diventerà la prigione di Priscilla,costretta a fare una scelta: «It’s me or a career, baby», sentenzia Elvis, facendole comprendere senza mezzi termini che, finché resterà con lui, la ragazza dovrà essere a sua totale disposizione. Lei accetta, ed iniziano anni di amore tossico e richieste folli (sia mai che indossi un vestito con una stampa a fantasia), dai quali stremata scapperà a ventisette anni, con in braccio una figlia piccola ed un futuro oscuro.

Elvis, che inizialmente la ricopre di attenzioni, regali e amore, svela poco a poco tutte le sue carte e si rivela essere un uomo oppressivo, molto lontano dalla perfetta icona creata ad hoc per il suo pubblico.
Sofia Coppola consegna allo spettatore la storia di una donna intrappolata ed esplora la linea sottile tra amore, devozione e controllo. La regista, purtroppo, ha perso la battaglia con i detentori dei diritti delle canzoni di Elvis: i fan della star abbandonino quindila speranza di vedere la star cantare uno dei suoi inni alla gioventù degli anni Cinquanta e si accontentino delle note di Baby I love you dei Ramones in apertura.

L’idea che Luhrmann ci ha dato di un Elvis intrappolato nelle grinfie del Colonnello Parker non viene qui esplorata, Coppola mostra solo quello che entra nel focolare domestico. Interpretato da Jacob Elordi, quello di Priscilla è un Elvis pretenzioso e narcisista, talvolta affettuoso ma non a sufficienza. Per liberarsene, a Priscilla tocca scappare, fare un salto nel vuoto e varcare, infine, il cancello kitsch della tenuta, sua casa/prigione per troppo tempo. Scoprirà sé stessa? Coppola non lo dice, a lei la scelta: per il momento, Priscilla assapori i primi meritati attimi di libertà.

A cura di Claudia Maria Baschiera