L’importanza di fare le scelte sbagliate

«My panda, my choice» è la versione infantile del più famoso grido all’uguaglianza femminile: «My body, my choice». Red è un film rivoluzionario perché spiega alle bambine cos’è il femminismo e le avvicina alle tematiche più calde di oggi. Ma è anche un racconto più intimo che mette in luce le difficoltà di comprensione fra una madre alle prese con una figlia sulla soglia della pubertà. Invece che leggere libri sull’argomento, care mamme, guardatevi questo piccolo grande capolavoro.

Ambientato in una temporalità precisa – un 2002 fatto di Tamagotchi e boy-band – e in una città ripetutamente esibita – lo confermano i numerosi rimandi alla foglia d’acero, simbolo della metropoli di Toronto –, seguiamo le orme della protagonista Mei attraverso tutte le fasi della sua adolescenza. Dopo le giornate a scuola e qualche marachella combinata con le sue tre amiche del cuore, la piccola torna di corsa a casa dove la sua famiglia gestisce un tempio dedicato agli antenati. Un altro tema centrale del racconto, infatti, è quello delle origini: Mei fa parte dei cosiddetti “figli di seconda generazione”, in quanto i suoi parenti sono emigrati dalla Cina in cerca di una vita migliore. Il passato però non tarda ad arrivare e irrompe nel presente sotto forma di un panda rosso gigante. Raggiunta la pubertà, fatta di ormoni e sbalzi d’umore, la protagonista si trova a dover fare i conti con un animale peloso, ingombrante, goffo e pure un po’ puzzolente. Le trasformazioni fisiche che un passaggio così importante come quello dall’infanzia all’età adulta comporta, sono sintetizzate e rese comprensibili a un pubblico di minori grazie alla metafora del buffo panda. Il film insegna, con una semplicità disarmante, che i primi ormoni non sono una bestia da addomesticare, ma che la scoperta di sé passa molto spesso da un atto creativo come un desiderio (quello di andare al concerto della band 4*Town, corrispettivo fittizio degli One Direction) o da un primo risveglio sessuale (nei confronti un ragazzo più grande di lei). Ma la metamorfosi di Mei comprende anche un altro ostacolo da superare: il distacco dall’alveo familiare e la definitiva rottura del cordone ombelicale con la madre. Ci siamo passati tutti: dalle prime bugie al diario nascosto sotto il letto, fino ad arrivare alle fughe dalla finestra della propria cameretta nel pieno della notte. Quelle dinamiche che fanno arrabbiare così tanto i genitori da credere di meritarci una punizione, sono in realtà i primi passaggi “obbligati” verso una più completa libertà. Ciò che scegliamo liberamente ed esplicitamente costruiamo sembra godere di uno statuto più alto (autoriflessivo, elaborato, sviluppato) rispetto a ciò che è considerato sicuro e scontato. È la vittoria dell’agire sul destino e Mei lo dimostra costruendosi una “famiglia elettiva” fatta di amici con i quali condividere passioni e paure che i genitori sembrano essersi dimenticati di avere.

A un certo punto della vita comincia il conflitto con sé stessi e con il mondo che ci circonda. Ogni scelta che facciamo comporta delle responsabilità e una certa dose di coraggio. Quello che agli occhi degli altri – spesso i più grandi – può sembrare l’opzione sbagliata, magari è proprio la strada più difficile e, allo stesso tempo, emozionante da intraprendere. In Red tutto questo è condensato nel corpo di una tredicenne occhialuta e un po’ nerd che permette al pubblico di empatizzare con quella fase della vita da cui tutti siamo passati. Le bimbe ci potranno trovare una sorella, le madri un pezzo della loro infanzia.

A cura di Gloria Sanzogni