È l’Italia del 1976, del boom economico, della tv a colori, della nazionale azzurra che vince la Coppa Davis e che saluta Niki Lauda, ma è soprattutto l’Italia degli anni di piombo, del terrore mascherato e di via De Amicis. La vita del ragazzo di dieci anni Valerio viene sconvolta quando assiste all’attentato terroristico ai danni del padre, il funzionario di polizia Alfonso Le Rose, da parte di un commando di terroristi dei NAP. Proprio mentre la madre soccorre il marito ferito, Valerio incrocia lo sguardo con uno degli attentatori, che si è tolto la maschera, poco prima che muoia.
La vita di Valerio e della famiglia Le Rose viene condizionata per sempre. L’estate scaccia via i pensieri tormentati di Valerio che fugge dalla angosciosa realtà grazia all’enigmatica amicizia con Christian, quello che sembra presumibilmente essere un amico immaginario.
La frequentazione tra Valerio e Christian diviene sempre più fitta, fino a complicare le loro vite. Valerio fugge di soppiatto dalla scuola per mostrare al suo amico più fidato la dinamica dell’incidente che ha coinvolto il padre. I genitori di Valerio sono convinti che il figlio non fosse stato testimone dell’atrocità dell’attentato e scoprono così, invece, che le immagini che ha visto lo tormentano e angosciano. Diventa quindi necessario proteggere, tutelare e salvare Valerio.
Il film di Claudio Noce è estremamente abile nel saper ricreare con fedeltà e intensità le ambientazioni, i costumi ed i colori degli anni ’70, nel riportare in vita la memoria di un’epoca tormentata e faticosa, di un’Italia che abbraccia con intensità la ripartenza economica e sociale ma che lotta con i drammi della politica. Il film tuttavia, scenografia a parte, risulta lento e complicato, ingolfato nella narrazione e tremendamente piatto, privo di lampi di azione, intensità e curiosità. Una narrazione fedele alla storia ma vista con gli occhi fanciulleschi di un bambino. Impossibile non ammirare Favino, tra i più iconici attori contemporanei italiani, in quella che però con grande probabilità è la sua prova attoriale meno riuscita, nonostante la consacrazione ricevuta al Festival di Venezia 2020 con la Coppa Volpi come Migliore Attore.
Padrenostro ci ricorda comunque di come siamo tutti figli di un padre, una figura monumentale nella crescita di ognuno di noi, non immune però alla paura e alla sofferenza. Alfonso Le Rose è una roccia ma anche un gigante dai piedi d’argilla, accanto al quale Valerio si sente fisicamente inadeguato ma anche desideroso di mostrarsi tanto forte da diventare per il padre un angelo custode.
A cura di Alessandro Benedetti