The Killer: l’assassino silenzioso
Un killer efferato e metodico (Michael Fassbender) fallisce clamorosamente mancando l’obiettivo di una missione a Parigi. Il cliente sconosciuto che gli ha affidato il compito invia dei sicari per metterlo fuori dai giochi.
David Fincher, a tre anni di distanza dal meraviglioso Mank, torna dietro la macchina da presa realizzando un film prodotto da Netflix e ispirato all’omonima graphic novel francese del 1998 di Alexis Nolent. In The Killer siamo costantemente dentro la testa del protagonista e sentiamo tutti i suoi pensieri grazie al supporto della voce fuori campo, gestita in maniera magistrale e frutto di una sceneggiatura brillantissima scritta da Andrew Kevin Walker, già noto per aver lavorato con Fincher per il capolavoro irraggiungibile di Seven (1997).
Malgrado non raggiunga l’apice della filmografia di uno dei migliori registi viventi, The Killer è un film solidissimo, con un altissimo livello di suspense da perdere il fiato, alimentato da una messinscena, tra varie location sparse per il globo, perfetta e funzionale. L’assassino è un uomo tormentato e ha una filosofia di vita che spesso viene smentita dagli eventi che subisce, mentre la sua calma spaventosa e la sua meticolosità si dimostrano, in realtà, tanto un vantaggio quanto una forma di debolezza, poiché è evidente quanto l’ordine mentale del personaggio sia il riflesso di un caos interiore che lo angoscia profondamente.
Il silente killer agisce senza proferire troppe parole e senza empatia nei confronti di nessuno, poiché l’uomo è bellicoso per natura e, quindi, da eliminare e da tenere a distanza. Emblematica la scena in cui egli osserva un bambino giocare con una pistola giocattolo. Rivolgendosi allo spettatore attraverso il voice over, il sicario confessa che non riesce a comprendere come si possa pensare che l’uomo sia fondamentalmente buono per natura.
Ma chi è il vero nemico che l’assassino combatte? Il capitalismo. Lo si capisce bene quando, nella prima scena, Michael Fassbender, che si trova in un appartamento abbandonato di fronte a un sontuoso hotel di Parigi e attende con una pazienza straziante la sua prossima vittima, rivela perfettamente la piega che prenderà il film: una scalata sociale per la sopravvivenza e per la vendetta che culmina, non a caso, in un attico di lusso.
L’individuo solitario è costretto continuamente a fuggire e a rincorrere i suoi nemici per riuscire forse a raggiungere uno status di sicurezza apparente in un mondo globalizzato in cui tutti siamo raggiungibili e tenuti sotto scacco da coloro che detengono il potere. Per non parlare del geniale lavoro di product placement, non soltanto efficace dal punto di vista produttivo ma perfettamente coerente con il contenuto del film. Sono presenti, infatti, riferimenti a tante delle major globali, da McDonalds ad Amazon, da FedEx a Hertz.
Dal punto di vista dell’interpretazione, infine, l’intero film regge grazie a un magnifico Michael Fassbender, guidato da un ottimo regista. La regia di David Fincher è infatti straordinaria tanto nelle scene di action (la lotta con “il mostro” nell’appartamento è di puro godimento) quanto nei dialoghi tra i personaggi (di grande qualità quello tra il protagonista e Tilda Swinton). The Killer riesce perfettamente ad esaltare il contrasto tra il silenzio di un uomo incapace di comunicare con gli altri e una mente colma di un fiume di parole solitarie.
A cura di Matteo Malaisi