The Walk: il giusto omaggio ad una storia incredibile
In The Walk, il momento più emozionante arriva senza dubbio dopo circa un’ora e trentacinque minuti. In quell’istante, Joseph Gordon-Levitt, che interpreta Philippe Petit, sta camminando su un filo teso tra le Twin Towers accompagnato da Per Elisa di Beethoven, il tutto sommato al panorama mozzafiato di New York. È la realizzazione del sogno del famoso funambolo, ma è anche il risultato di un climax durato sostanzialmente un’ora e mezza e accelerato nella parte finale del film. Quest’ultima non a caso risulta la più avvincente: il regista Robert Zemeckis ci mostra l’ideazione e la realizzazione del piano. Infatti, Petit non aveva alcun permesso per recarsi sul tetto di New York e pretendere di camminare da una torre all’altra. Tutto venne realizzato in completo anonimato e i protagonisti erano consapevoli che nel migliore delle ipotesi sarebbero finiti dietro le sbarre.
La prima parte del film, invece, è dedicata alla crescita di Philippe in Francia, dove sin da bambino si appassiona al funambolismo e ai giochi di prestigio. Sicuramente, se si divide la pellicola in due, non si può dire che i primi quarantacinque minuti siano coinvolgenti come i secondi. I dialoghi sono una mistura di inglese e francese che al posto di immedesimare lo spettatore, lo disorienta. Si cerca più volte la risata, trovandola in ben poche occasioni. Non molto accattivante è il personaggio di Papa Rudy, personificato da un Ben Kingsley senza colpe, che rispecchia lo stereotipo del direttore di circo giramondo di cui non si conoscono le origini. Anche lo stesso Philippe Petit è molto scontato, raffigurando il tipico artista testardo e incapace di accettare consigli.
D’altra parte, l’immagine di Parigi, sempre ricca di artisti in cerca di ispirazione o di personalità borderline, è senza dubbio corretta: la capitale francese non si può non considerare un melting pot di talenti. La regia e la fotografia sono piacevoli, così come il gioco tra il bianco e nero e il colorato che troviamo all’inizio. Si possono ritenere esagerati alcuni stereotipi americani sui francesi e alcuni stereotipi sugli americani che hanno stereotipi sui francesi, ma, dal momento che non si calca troppo la mano, risultano in realtà godibili. Gordon-Levitt rende perfettamente omaggio a Philippe Petit, che tra l’altro ha allenato di persona l’attore. Tutto sommato, The Walk è una pellicola gradevole e ben diretta, ma non un capolavoro. Non che questo importi: ogni tanto, guardarsi un bel film a lieto fine è quello che ci vuole. In questo caso, tuttavia, non per chi soffre di vertigini.
A cura di Alessandro Randi