West and Soda: una parodia scoppiettante

Qualsiasi genere cinematografico si presta alla parodia quando i suoi schemi, elementi, personaggi e situazioni ricorrenti si trasformano in veri e propri cliché; ma per azzardare una tale operazione è anche necessario possedere una profonda conoscenza del genere in questione, dalle sue strutture narrative ai film che meglio lo rappresentano. È decisamente il caso di Bruno Bozzetto, che aveva iniziato a lavorare a questo esilarante cartone animato già prima dell’uscita di quello che viene considerato il caposaldo dello spaghetti western, Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone.

La trama è molto semplice: il Cattivissimo, avido proprietario terriero, vuole impossessarsi dell’unico terreno della vallata non ancora sotto il suo potere, quello della bella Clementina, a cui ha chiesto più volte di sposarlo senza successo. Il destino della ragazza incrocia quello del cowboy Johnny, che a causa di un evento passato non ha più puntato un’arma contro una persona, ma troverà infine il coraggio di affrontare il Cattivissimo e i suoi scagnozzi.

Il regista ironizza con grande efficacia su personaggi immancabili, come il pianista del saloon che viene puntualmente preso di mira o l’eroe misterioso e solitario, venuto dal nulla, con un passato che lo tormenta; ma indugia anche su particolari che, per quanto sempre tipici, di solito rimangono relegati sullo sfondo, come il cliente che non riesce ad afferrare i bicchieri che il barman del saloon fa scivolare sul bancone, o i ritratti dei due scagnozzi che fanno a gara a chi ha la taglia più generosa sulla propria testa. Il tutto è condito con qualche goccia di sana assurdità, da cavalli trattati come veicoli a motore a mucche munite di sportello come i frigoriferi; una follia che a volte sfocia in un delirante nonsense, senza tuttavia risultare eccessivamente pesante, e che viene accentuata da una miscela di irrealismo (sfondi che non seguono alcuna regola prospettica, personaggi disegnati con uno stile squisitamente vignettistico che a volte risulta quasi scarabocchiato) e curatissimi effetti di luce, tra cui l’abbagliante luccichio della pepita d’oro e i lampi nel cielo tempestoso. Per non parlare della musica di Giampiero Boneschi, degna dei capolavori di Morricone, che segue un duello la cui suspense viene esasperata attraverso numeri clowneschi e una folla (spuntata dal nulla nella cittadina prima deserta) che assiste come se si trovasse allo stadio.

Il primo lungometraggio animato di Bozzetto rimane un’opera unica nel suo genere, un esperimento riuscito a meraviglia la cui ironia colpisce ancora oggi.

A cura di Melissa Marsili